I primi giorni di febbraio siamo partiti per l’India, in particolare in direzione Tamil Nadu, uno degli stati più a sud.
Non è la prima volta per noi nel Sub continente indiano. Esattamente quindici anni fa con la nostra famiglia avevamo visitato queste zone. All’epoca non potevamo nemmeno immaginare che un giorno avremmo lavorato insieme, probabilmente se qualcuno ce l’avesse detto non ci avremmo creduto.
Invece eccoci qua, con lo zaino in spalla, lasciando per qualche tempo a casa la nuova veste di soci di azienda – sempre di corsa e al lavoro – e pronti a ritornare come fratelli, come allora.

Il nostro rapporto con l’India nasce infatti molto tempo fa. Fin da piccoli i suoi profumi, racconti, immagini erano presenti nella nostra casa. I nostri genitori sono stati là diverse volte e hanno avviato delle profonde e durature collaborazioni che a loro volta hanno fatto nascere tante amicizie.

Cosa ci ha spinto ad andare in India
Quest’anno una serie di motivi ci ha spinto a tornare. Prima di tutto – naturalmente – volevamo rivedere i nostri amici indiani. In secondo luogo sarebbe stata un’occasione per partecipare ad un evento che organizzano tutti gli anni a febbraio: il Sarvodaya Day, una conferenza sulla pace che ruota intorno alla commemorazione della morte dell’attivista sociale Jagannathan e al ricordo delle grandi gesta che hanno caratterizzato la sua vita e quella di sua la moglie Krishnammal (che oggi ha 99 anni).
Discepoli di Gandhi e di Vinoba, hanno promosso e sostenuto tantissime lotte non violente nel sud dell’India. Hanno dedicato la loro vita a chi sta ai margini, a chi è sottomesso, a chi non ha voce.
La loro storia è raccontata in un bellissimo libro di Laura Coppo “Terra, gamberi, contadini ed eroi” che consigliamo caldamente. Leggere e conoscere approfonditamente le loro vite è stato per noi fonte di grandi ispirazioni. E la fortuna di averli conosciuti e di rivedere quest’anno Krishannmal è stato un grande onore per noi.

Così, ad inaugurare il nostro viaggio, è stato un piccolo villaggio di nome Gandhigram un piacevolissimo luogo colorato e profumato, uno spazio internazionale in cui persone da tutta l’India ma anche da ogni parte del mondo sono affluite per commemorare Jagannathan e per parlare insieme di Pace.
Parlare di pace (e in particolare la pace dal basso, dai grassroots), a maggior ragione in questi giorni, è più che mai importante e fondamentale e parlarne dall’altra parte del mondo, con persone così lontane per origine e religione, ci ha fatto paradossalmente sentire così vicini, così connessi ad un’umanità che va ben oltre i chilometro di distanza, i confini e le differenze.
Un terzo motivo: la permacultura
La nostra permanenza a Gandhigram è stata sicuramente un’esperienza profonda e significativa. Accolti da amici presenti e premurosi, immersi in un contesto internazionale, riuniti attorno un tema così importante e urgente.
A Gandhigram Jagannathan nel 1948 fonda la Worker’s home, un luogo di comunità, basato su ideali di semplicità e di autosufficienza, che divenne poi base e sede operativa di training e lezioni ma anche tutte le lotte e iniziative da loro promosse. La Worker’s home è oggi anche un luogo di preghiera, un piccolo asharam dove trovare silenzio e ascolto.
Ora in questo spazio Sathya la figlia di Krishnammal, ha iniziato un progetto in Permacultura, e questo non poteva che essere una ragione in più per trovarci proprio lì, proprio adesso. Eravamo in India perchè lì ci riportava il tema della pace e quello dell’agricoltura.
Un’agricoltura secondo un modello sostenibile e resiliente, che guardi con occhi nuovi il contesto in cui è inserito e si proponga di fare qualcosa, di prendersi cura della terra e dell’uomo oltre che di produrre.
Anche la Permacultura ha avuto il potere di annullare le distanze tra noi e le persone che avevamo intorno, autoctoni e non. Erano presenti anche due ragazzi del Kenya che ci hanno raccontato come la Permacultura stia portando importanti rivoluzioni nel loro paese.
E’ stato bellissimo condividere con loro saperi e passioni.

Fratelli, soci… volontari
L’India è enorme e pensare di visitare molti luoghi in 20 giorni era impensabile. Abbiamo deciso di concentrarci sullo stato in cui ci trovavamo Tamil Nadu e quindi perchè non andare a conoscere da vicino la comunità sperimentale nata negli anni ’70 nota come Auroville?
Avendo la nostra esperienza di progetti comunitari e agricoli, sapevamo che il modo migliore di vivere una comunità intenzionale è secondo le sue intenzioni – non come turisti, ma dall’interno, lavorando e partecipando alla vita delle sue farm.
Abbiamo così provato anche l’esperienza di essere noi, per la prima volta, volontari in un’azienda agricola. Lavorare in una farm dentro Auroville si è dimostrata una scelta più che azzeccata e incredibilmente soddisfacente. Ogni giorno ci alzavamo alle 6.00, lavoravamo tre ore, finchè non era troppo caldo, sotto la guida esperta dei nostri host Prya e Rajan.
L’atmosfera serena, il lavoro condiviso, le istruzioni attente e precise dei nostri host, le chiacchere con gli altri volontari da tutto il mondo, ha reso la nostra esperienza da wwoofer davvero magica ed entusiasmante.
Alle 9 di mattina quindi, dopo una ricca colazione indiana, avevamo di fronte a noi tutta la giornata libera per andare ad esplorare Auroville.

Auroville è tante cose, ma per noi è stata soprattutto un luogo dove poter unire la spiritualità, le pratiche olistiche, la natura rigogliosa, un momento per fermarci ed esplorarci, un occasione per conoscere persone che anche qui, nonostante le differenze culturali, si uniscono per intenti comuni.
Attorno a un albero
Una giornata che ad entrambi resterà particolarmente impressa nella nostra memoria è quella in cui abbiamo assistito all’alba e al tramonto all’interno del giardino del Matrimandir, a fianco del maestoso Banyan Tree, con centinaia di persone, una musica stupenda, in un momento davvero potente. La forza della meditazione collettiva era forte e percepibile tutt’attorno, quasi palpabile.
Esistono alcuni luoghi nel mondo in cui c’è un’energia diversa, più intensa, in cui anche la natura è più rigogliosa. Il bello di questi luoghi è che la puoi sentire, la puoi vedere e percepire. Sedersi sotto questo albero, in silenzio, appoggiare le mani sulla corteccia, ascoltarlo. E’ stato un momento unico, una frazione di tempo che ha lasciato un segno profondo da qualche parte dentro di noi.
Silenzi, cammini e cose belle..
Ancora la meditazione ci ha accompagnato verso la conclusione del nostro viaggio, nei giorni seguenti, in due ashram. Purtroppo non siamo riusciti a pernottare al loro interno come avremmo voluto, così da vivere ancora più appieno questa esperienza. Abbiamo trascorso comunque molte ore all’interno dell’ashram di Sri Aurobindo a Pondhicerry e a quello di Ramana a Tiruvanammalai. Queste esperienze ci hanno regalato momenti preziosi da dedicare al silenzio e all’ascolto, alla meditazione e alla lettura. Ognuno nel suo processo di crescita e introspezione ma uniti da un legame sempre più profondo.

A Tiruvanammalai abbiamo anche percorso un pellegrinaggio di 14 chilometri intorno alla montagna sacra. Un percorso molto sentito dai pellegrini provenienti tutta l’india, che lo percorrono a piedi scalzi, la mattina presto, in particolare in alcuni momenti specifici del calendario lunare.
Nel corso del nostro viaggio abbiamo visitato numerosi templi induisti, uno dei più belli e più antichi è sicuramente quello di Madurai. Quanta gente, quante famiglie e bambini affollavano questi luoghi sacri. Quante cose succedevano senza che noi ne comprendessimo il significato, ma avvolti negli stessi profumi, negli stessi colori, nella stessa pace!
Il nostro viaggio è stato tutto sommato molto breve, ma ci ha lasciato molto.
Amma, Bhoomi, Sathya, Peter e Isaac, Murugan, Gandhi, Ponghodey, Kami, Govind, Ananta, Janny, Balamuruan, Ajit, Ciriaca, Surya, Fatima, Manjula e la Nonnina, Jakiiii, Ismael, Su, Rajan, Prya, Yv, Sally, Margherita, Dr. S.Sirinivasan, Arushi e Moloku.
E’ bello tornare da un viaggio e oltre alla “cartella-immagini” stra piena di fotografie e allo zaino pieno di pensierini ritrovarsi più ricchi anche di volti, sorrisi e parole, e di scambi, riflessioni e risate.
Grazie a tutti coloro che hanno riempito di colori il nostro viaggio.
